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Orizzonte, il viaggio della speranza

Dopo le feste di Pasqua è tempo di ritornare a teatro. Spazio alla rassegna “I Diversi Volti del Teatro”, guidata dalla direzione artistica di Valentina Mustaro, che per questa domenica 16 aprile propone “Orizzonte” con l’Associazione “Io non ti conosco”. La regia e la drammaturgia sono affidate a Paolo Blasio. Il regista sarà anche in scena con Consiglia Coppola e Antonio Baselice.

L’opera parla della grande emigrazione dello scorso secolo, dalla nostra penisola all’America si provava a cercare un futuro migliore. Un tema attuale che ad oggi viene trattato dai media come “fuga di cervelli” e, quando non riguarda gli italiani, come “allarme immigrazione”.

16 aprile alle 19:00 – Per info e prenotazioni: 329 21 67 636

Note di regia

Orizzonte, spettacolo teatrale dalla durata di circa un’ora, narra le vicende di tre fratelli napoletani che partono per il sogno americano. Sogno, appunto, che cela più di qualche insidia, come la povertà economica e ideologica che ha colpito ahimè tante persone costrette ad affrontare il famigerato “esodo”. Tra il 1861 e il 1985 sono partiti quasi 30 milioni di emigranti dalle province italiane. Molti partirono nei decenni successivi all’Unità di Italia, durante la cosiddetta “grande emigrazione” (1876-1915). A partire non erano solo braccianti (la fetta povera della popolazione non aveva denaro sufficiente per pagare il viaggio), tra gli emigranti prevalevano i piccoli proprietari terrieri che con le loro rimesse compravano casa o terreno in patria. Il “viaggio della speranza” non interessava solo gli abitanti del Sud Italia, anzi, ci fu una vasta tratta migratoria di contadini veneti verso il Sud America. Di solito chi partiva dalle regioni del Nord si imbarcava a Genova o a Le Havre in Francia. Chi partiva dal Sud invece si imbarcava a Napoli. Il rapporto tra passeggeri di prima classe e di terza era di cinquemila a diciassettemila e le differenze di trattamento per questi ultimi abissali: un sacco imbottito di paglia e un orinatoio ogni cento persone erano gli unici comfort di un viaggio che poteva durare anche un mese.

Cosa viene analizzato di questo fenomeno

Nello spettacolo vengono quindi analizzate queste pessime condizioni alternate a scene di certo più metafisiche. L’intero spettacolo è costruito su una particolare dicotomia: in alcune scene vediamo i ricordi dei personaggi sulla barca che li porta in America, in altre loro si trovano sulla barca che li trasporta nel limbo, ed è lì che si attivano i loro ricordi, le loro emozioni, i loro aspetti umani scarni da qualsiasi contesto sociale. L’obiettivo è di raccontare una storia così lontana a noi, ma in realtà così vicina, una storia che si ripete ciclicamente in un contesto nazionale diverso e che a volte ci vede vittima ed a volte carnefici.

Il cambio di veduta

Proprio questo cambio di veduta ci permette di capire quali sono i veri problemi che si ripercuotono e quanto instabile è quell’ordine che ci permette di stare al sicuro. Il nostro bisogno di avere una dimora, un punto fermo, con un po’ di tenerezza si trasforma in un diritto, con la consapevolezza che siamo tutti abitanti di una terra che in origine non ha confini, e che da un orizzonte all’altro non fa differenza se non nella bellezza della diversità che lo compone.

LA MANDRAGOLA 2.0, la Commedia dell’Arte che incontra la contemporaneità

Sarà La Mandragola a riportare in vita I Diversi Volti del Teatro. Questo fine settimana sul palco del Teatro La Ribalta di Salerno bisognerà aspettarsi la tradizione della Commedia dell’Arte mixata con la voglia di esorcizzare un periodo che nessuno di noi era pronto ad affrontare, men che meno il mondo dello spettacolo.

La compagnia padrona di casa propone, quindi, il celebre testo di Machiavelli adattato liberamente dalla regista Valentina Mustaro: “Nel 2016 abbiamo già portato La Mandragola in scena ma questa la definirei una Mandragola 2.0. Il testo è stato completamente riscritto ed è venuto fuori da un training creativo e di confronto con i 4 attori in scena, partendo dal testo di Machiavelli che appare completamente stravolto e riadattato alla nostra contemporaneità. – per esempio, nella Commedia originale c’era il personaggio di Sirio che per questo lavoro è stato trasformato in Siri, che è un chiaro riferimento agli assistenti personali intelligenti che ormai popolano le nostre case – In realtà non solo tecnologia, perché nelle battute i riferimenti sono anche alla situazione del presente che inevitabilmente influenzava la nostra visione dello spettacolo”. Si passa, infatti, dal celebre “che succede” sanremese fino ad arrivare alle situazioni tragicomiche dettate dalla pandemia.

Non mancheranno maschere, acrobazie e gag con protagonisti i 4 attori in scena: Antonio Carmando, Elena Pagano, Claudia Peluso e Antonio Sica. L’appuntamento è per SABATO, 22 maggio, alle 20:00 e per DOMENICA, 23 maggio, alle 19:00.

link per anteprima video: https://www.facebook.com/848530578503042/videos/2996106740657095

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: 329 216 7636  

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Facciamo Luce sul Teatro

Proteggere e liberare le città dai danni provocati da un’epidemia – intimava Sofocle nel suo immortale Edipo – significa innanzitutto conoscere se stessi, prima che un’intera comunità si ammali di tristezza non riuscendo più a immaginare un futuro.

Anche il Teatro La Ribalta di Salerno ha accolto l’invito di U.N.I.T.A. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) ad illuminare e tenere aperti i propri edifici la sera del 22 febbraio (dalle 19,30 alle 21,30).

A un anno di distanza dal primo provvedimento governativo che come prima misura di contrasto al Coronavirus intimava la chiusura immediata dei teatri nelle principali regioni del Nord, estendendo rapidamente il provvedimento a tutto il territorio nazionale nel giro di pochi giorni, Unita chiede al nuovo Governo e a tutta la cittadinanza che si torni immediatamente a parlare di Teatro e di spettacolo dal vivo, che lo si torni a nominare, che si programmi e si renda pubblico un piano che porti prima possibile ad una riapertura in sicurezza di questi luoghi.

Insomma, è stato un presidio dei teatri affinché questi luoghi tornino simbolicamente ad essere ciò che da 2500 anni sono sempre stati: piazze aperte sulla città, motori psichici della vita di una comunità.

Grazie a tutt* voi che avete partecipato attivamente all’iniziativa unendovi alla nostra struttura in via Calenda.